PIERO MARTINETTI

nato il 1872-08-21

A  PONT CANAVESE (TO)

Deceduto il  1943-03-23

Collocazione
(CASTELLAMONTE)



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Biografia

Nato a Pont Canavese il 21 agosto 1872, si laurea all’Università di Torino il 12 luglio 1893 con una tesi dal titolo Il sistema sankhya. Studio sulla filosofia indiana, una riflessione sul più antico sistema filosofico dell’India prebuddista. Il testo viene pubblicato nel 1896 e nel 1897 dall’editore Lattes di Torino. Gli interessi verso le filosofie orientali sono il punto di arrivo di un percorso di studi universitario segnato da figure quali G. Allievo, G. Flechia e soprattutto dagli studi indianistici del filosofo P. D’Ercole, anch’egli cremazionista, professore di filosofia teoretica e preside della Facoltà di Lettere e Filosofia di Torino. Tra le ragioni che lo portano a una scelta cremazionista è senz’altro da sottolineare l’influenza di questi studi sulle filosofie orientali, che, come è noto, tradizionalmente optano per l’incinerazione dei cadaveri. Una tappa importante nella sua formazione filosofica è costituita dalla città di Lipsia dove Martinetti si reca tra il 1894 e il 1895 per seguire il corso di Storia della filosofia del professor M. Heinze. A Lipsia Martinetti ha modo di approfondire il pensiero di Spinoza, Kant, Schopenauer, la mistica cristiana e induista, e tra i suoi maestri tedeschi troviamo il noto psicologo W. Wundt. In Italia il pensiero di Wundt è diffuso dal cremazionista F. Kiesow, suo allievo, docente di Psicologia sperimentale presso l’Università di Torino. Sempre a Lipsia Martinetti conosce l’opera del filosofo russo A. Spir, fortemente influenzata dalla filosofia indiana, e a tale opera si dedicherà per diversi anni, dal 1908 al 1912. I risultati di questo periodo di formazione si trovano in uno dei suoi scritti fondamentali Introduzione alla metafisica (1904) che gli vale, nel 1906, la cattedra di Filosofia teoretica presso l’Università di Milano, che terrà fino al 1931. In questi anni lo sviluppo del suo approccio filosofico va di pari passo con la costruzione di una posizione critica verso l’avanzata della dittatura. Oltre a non nascondere durante le lezioni la sua avversione al regime, Martinetti ne fa esplicito riferimento durante il discorso che tiene agli studenti di Castellamonte il 19 settembre 1926, quando attraverso le parole di Kant afferma: «Tra i doveri essenziali dell’uomo Kant pone quello dell’orgoglio, della fierezza morale. Egli dice “non farti servo di nessuno” […] non avvilire la tua personalità piegandola servilmente dinnanzi ad altri uomini!». Sempre lo stesso anno suscita clamore la chiusura anticipata, a opera della Questura, del VI Congresso nazionale di filosofia presieduto da Martinetti, la cui impostazione laica, centrata sull’importanza e attualità della riflessione religiosa, non riesce a reggere alle pressioni dei cattolici e dei fascisti. Questa vicenda segna ulteriormente il percorso di Martinetti che dedica gli anni successivi del suo insegnamento al corso di cristologia, «turbato anch’esso da manifestazioni di intolleranza», e pubblica nel 1928 il volume dal titolo La Libertà. Inoltre dal 1927, dopo lo scioglimento della Società filosofica italiana, diventa l’ispiratore e il direttore occulto della «Rivista di filosofia», diretta tra gli altri da G. Solari, suo intimo amico, A. Levi, C. Goretti e L. Geymonat. L’estromissione dall’insegnamento arriva nel 1931, quando il regime impone il giuramento di fedeltà al fascismo e Martinetti, coerentemente con quanto affermato nel 1926 attraverso le parole di Kant, rifiuta. A seguito del mancato giuramento, dal 1932 Piero Martinetti si ritira a vita privata nella sua casa di Castellamonte e i primi anni di esilio sono soprattutto dedicati all’opera che nel 1934 viene edita con il titolo Gesù Cristo e il Cristianesimo, frutto del corso di cristologia a cui si è fatto cenno. Si tratta un’opera centrale nel pensiero martinettiano, da cui si ricava una vicinanza e una attenzione verso il pensiero protestante, le Chiese libere, i movimenti ereticali e il Catarismo, oltre al rifiuto di una visione dogmatica della fede, posizione questa che lo terrà sempre distante e aspramente critico verso la dottrina ufficiale della Chiesa cattolica, e che forse contribuisce a rafforzare la sua scelta cremazionista. Nel decennio che segue, Martinetti è un riferimento per diversi giovani intellettuali, di cui alcuni saranno parte attiva del movimento di Resistenza e di lotta al fascismo: tra questi N. Bobbio, che ricorda come «allora era considerato da noi giovani, non un professore di filosofia, ma un filosofo». Proprio i rapporti con Bobbio sono la causa principale dell’arresto di Martinetti che avviene nel 1935. Oltre a Bobbio, tra i suoi allievi troviamo L. Geymonat che parla di Martinetti come esempio di anticonformismo e di rigore morale, ed E. Carando, attivo nelle Brigate Garibaldi, fucilato nel febbraio del 1945. Fino al 1943, anno della sua morte, Martinetti continua nell’isolamento di Castellamonte le sua produzione filosofica, e tra le sue opere ricordiamo Ragione e fede. Introduzione ai problemi religiosi (1934), Antologia platonica (1939), una raccolta di numerosi saggi dal titolo Ragione e fede. Saggi religiosi (Einaudi, 1942), Hegel (1943), Kant (1943), e una appassionata prefazione all’opera di F. Ferrari, Il problema della morte e della sopravvivenza (1943). Muore il 23 marzo del 1943 e la sua salma viene cremata nel Tempio Crematorio di Torino il 25 marzo.